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La decisione della Corte Costituzionale di considerare inammissibili i quesiti referendari sulla legge elettorale non può che essere apprezzata. Essa interpreta fedelmente il principio, più volte ribadito nella giurisprudenza costituzionale, ma che i proponenti i quesiti hanno disinvoltamente e colpevolmente disconosciuto, secondo il quale non si può, via referendum, ripristinare una legge precedentemente in vigore. Sul piano più strettamente politico, la sentenza della Corte blocca un’operazione non solo strumentale, ma estremamente pericolosa dal punto di vista democratico, tesa a riproporre il maggioritario di collegio, con l’obiettivo esplicito di indurre una torsione più accentuatamente bipolare nel sistema politico italiano. Il Partito della Rifondazione Comunista non ha mai fatto mistero di considerare l’attuale legge elettorale, il “porcellum”, una scelta scellerata, in primo luogo per la fissazione di un arbitrario premio di maggioranza e, in secondo luogo, per la sottrazione di ogni discrezionalità da parte degli elettori nella decisione sulle proprie rappresentanze. Non si può, tuttavia, pensare di superare l’attuale legge elettorale per reintrodurne una che non solo ha già fallito, ma che presenta gli stessi limiti e per alcuni versi anche maggiori. L’unica via, come abbiamo ribadito più volte, è quella del ripristino di un sistema proporzionale, restituendo pienamente al Parlamento la responsabilità della formazione dei governi, e ai cittadini il potere effettivo di decisione delle rappresentanze, liberandoci finalmente dai cascami di un maggioritario che è il primo responsabile della crisi politica e morale in cui versa il paese.
Gianluigi Pegolo Responsabile Dipartimento Democrazia e Istituzioni del P.R.C.